UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La famiglia anima della società per uno sviluppo sostenibile

La nostra esperienza di famiglia che educa i propri figli alla vita buona del Vangelo, ci vede continuamente impegnati su tre fronti...
26 Novembre 2011
La nostra esperienza di famiglia che educa i propri figli alla vita buona del Vangelo, ci vede continuamente impegnati su tre fronti.
 
   Da un lato, educare i figli alla generosità, all’accoglienza, alla gratitudine, al servizio, alla solidarietà, alla pace e a tutte quelle virtù sociali così importanti per la qualità umana del loro vivere, ci pone continuamente di fronte ai nostri limiti e questo ci fa presente che anche noi abbiamo bisogno di un processo continuo di educazione alla vita buona del Vangelo.
   Nel nostro matrimonio, questa dinamica di educazione reciproca è avvenuta nella Chiesa attraverso un cammino di fede, per mezzo del quale abbiamo potuto fare esperienza della sovrabbondante generosità del nostro Dio.
   Aprendoci alla Sua volontà siamo stati in grado di accogliere la Sua provvidenza e la Sua fedeltà: insieme ai cinque figli che ci ha donato non ci sono mancati i mezzi materiali per poterli crescere, pur dovendo Laura rinunciare per loro ad esercitare un lavoro ben avviato e nonostante le difficoltà lavorative di Dario dovute alla crisi economica mondiale di questi ultimi anni. I quindici mesi trascorsi da Dario in cassa integrazione si sono addirittura rivelati una risorsa preziosa di tempo libero che ha permesso di tenere unita la famiglia nei mesi in cui Laura ha dovuto assistere in ospedale, per gravi problemi di salute, due delle nostre figlie.
   Non ci è mancata neppure la Sua misericordia, in soccorso alle nostre fragilità: Dio ci ha fatto conoscere la sua paternità, ci ha veramente portati nelle sue mani, perdonando i nostri errori e aiutandoci a perdonarci a vicenda.
 
   L’altro aspetto è più propriamente quello della educazione dei figli.
   Abbiamo potuto sperimentare come la coerenza del nostro comportamento con i valori della fede che professiamo, sia il miglior metodo educativo che possiamo offrire loro.
   In questo compito è stato ed è fondamentale il nostro cammino di fede personale, che ci aiuta ad avere una visione chiara di noi e della nostra vita.
   Per la trasmissione della fede ai figli, un aiuto grande ci è venuto dalla celebrazione domestica delle lodi, con l’eco della parola la domenica mattina. Insieme all’Eucarestia, è un momento fondamentale che ha ridonato al giorno di festa in casa nostra il suo significato originario di giorno di riposo, di santità, di comunione familiare intorno alla parola di Dio “..lampada ai nostri passi..”.
   All’inizio pareva di fare violenza ai nostri figli, sembrava una cosa pesante, non adatta alla loro età, era difficile tenerli buoni e attenti, soprattutto era difficile far accettare loro che l’unico giorno di vacanza della settimana dovesse ruotare intorno a cose che condizionavano in maniera pesante il loro tempo libero. La nostra fedeltà a questo impegno, nonostante le continue difficoltà, ha dato frutti preziosi e inaspettati.
 
   Il terzo fronte, quello dell’apertura della nostra famiglia alla società, è iniziato nel momento in cui la consapevolezza dei doni ricevuti da Dio nella nostra vita ha raggiunto un sufficiente grado di maturità.
   Un cammino di discernimento di coppia intrapreso per una eventuale candidatura al Diaconato Permanente di Dario, ci ha inseriti come famiglia in un contesto ecclesiale molto più ampio di quello fino ad allora vissuto nella nostra comunità di riferimento.
   Questo fatto ha dato maggiore “visibilità” al nostro modo di essere una famiglia cristiana.
   Quello che però ci ha fatto rompere definitivamente gli indugi e dato conferma della validità della nostra vocazione ad essere famiglia aperta agli altri, sono state le recenti prove che abbiamo dovuto affrontare per i problemi gravi di salute di due delle nostre figlie.
   Abbiamo compreso che essere aperti alla vita non significa soltanto essere disposti a ricevere un dono da Dio, ma anche ad accoglierlo per come ci viene donato.
   Uscendo fuori dal nostro egoismo, siamo riusciti ad accogliere l’handicap di una delle nostre figlie: questo fatto ha generato in noi anche una capacità di accogliere i limiti degli altri.