Se la parrocchia si trasforma, anche i gruppi sposi usciranno dall’aria asfittica che talvolta vi si respira. Questo implica realizzare «un buon accompagnamento dei nuovi sposi nei loro primi anni, con proposte adatte ai loro orari, ai loro linguaggi, alle loro preoccupazioni più concrete»[1].
Occorre avere la stessa creatività che cerchiamo di vivere con le proposte fatte ai giovani.
Il rischio infatti è che, finita la “luna di miele”, l’altro inizi gradualmente a mostrare i suoi limiti e pian piano si diventa estranei sotto lo stesso tetto e dentro lo stesso letto.
«Questo fa sì che l’amore venga sostituito a poco a poco da uno sguardo inquisitore e implacabile, dal controllo dei meriti e dei diritti di ciascuno, dalle proteste, dalla competizione e dall’autodifesa»[2].
Questa sorta di disillusione sull’altro è un passaggio per imparare gradualmente ad amare e, se si hanno i giusti aiuti, ci si può immergere nella palestra del perdono quotidiano che è il matrimonio.
«La maturazione dell’amore implica anche imparare a “negoziare”. Non è un atteggiamento interessato o un gioco di tipo commerciale, ma in definitiva un esercizio dell’amore vicendevole, perché questa negoziazione è un intreccio di reciproche offerte e rinunce per il bene della famiglia.
In ogni nuova tappa della vita matrimoniale, occorre sedersi e negoziare nuovamente gli accordi, in modo che non ci siano vincitori e vinti, ma che vincano entrambi»[3].
Il matrimonio è come l’esperienza della lotta di Giacobbe, quando passò il guado dello Iabbok, lottando con Dio. È una lotta che può trasformarsi in un abbraccio di benedizione reciproca, segnata dalla promessa dell’Altissimo: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!» (Gen 32,29). Da lì nasce Israele, un popolo che ha fatto esperienza della propria debolezza e della forza divina.
[1] Papa Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia, 36.
[2] Papa Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia, 218.
[3] Papa Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia, 220.