Già San Giovanni Paolo II aveva messo in guardia da una sterile competizione fra i presbiteri e i consacrati in genere, rispetto agli sposi.
«Il matrimonio e la verginità sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico Mistero dell'Alleanza di Dio con il suo popolo»[1].
Perché anche i presbiteri e i religiosi possano crescere in questa sensibilità, occorrerà favorire nel periodo della formazione una migliore sinergia tra i seminaristi e belle famiglie che, nella loro fragilità, siano custodi della gioia che viene dal Vangelo. «In tal senso è salutare la combinazione di tempi di vita in seminario con altri di vita in parrocchia, che permettano di prendere maggior contatto con la realtà concreta delle famiglie»[2].
L’ufficio di pastorale familiare ha nel suo DNA, come dimensione fondamentale, il rapporto tra presbiteri e sposi. «Alla guida di questo organismo diocesano è opportuno che siano preposti insieme un sacerdote e una coppia di sposi, adeguatamente preparati».[3] A tale scopo nella primavera 2017 partiremo con un progetto nato in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Vocazioni per un itinerario, sul modello di quello fatto per animatori dei fidanzati, con un webinar dedicato a seminaristi e sacerdoti sull’Amoris Laetitia. Tutto questo va però accompagnato da relazioni feconde e costruttive tra l’Ufficio Famiglia e il Seminario di riferimento e anche ogni singolo sacerdote. Quando ciò sembra impraticabile, si fa come nel caso delle difficoltà con la propria suocera, cioè si continua ad amare instancabilmente, come fa Dio.
[1] Cfr. San Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Familiaris Consortio, 16.
[2] Papa Francesco, Esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetitia, 203.
[3] Direttorio di Pastorale Familiare per la Chiesa in Italia, 237 .