Felicità e famiglia: un accostamento troppo ardito?
«Tutte le famiglie felici sono felici allo stesso modo, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo». Con questa frase Tolstoi dà inizio al suo romanzo Anna Karenina (1877). Così dicendo, se anche non avesse inteso farne il tema centrale del suo romanzo, il grande scrittore certamente mostra di avvertirne la serietà: quale è il rapporto tra la felicità umana, la capacità cioè di arrivare a una vita piena e bella, e lamore che si vive nella famiglia? E quali sono le strade, quale litinerario da seguire per arrivare a una simile meta?
Credo si possa dire che, nella Familiaris Consortio (22 novembre 1981), il Beato Giovanni Paolo II abbia anche voluto offrire una risposta a questa domanda. Leggendo lEsortazione ci rendiamo conto del fatto che parlare di famiglia implica parlare della felicità delle persone. È nella famiglia che si custodisce la forma della vita giunta a pienezza tramite il dono di sé (cf. Familiaris Consortio, n. 22), la forma del bellamore. Il desiderio di felicità, messo da Dio nel cuore delle persone, diventa il più grande motivo di speranza nella famiglia. Cè in ogni uomo una chiamata verso la pienezza di vita, e questa chiamata è più originaria di qualsiasi altra cosa, più originaria di ogni forma di peccato e di male; essa fa sì che la speranza non si spenga mai. Mi piace, al riguardo, riportare una citazione del documento dei Vescovi italiani sulleducazione (Educare alla vita buona del Vangelo, 4 ottobre 2010)
...